Tutto comincia circa 70 anni fa. Intorno al 1938 giunge a Pescara una giovane signora di Rovato, cittadina in provincia di Brescia.
Noemi, questo il suo nome, da poco sposata con un commerciante di tessuti, è una donna molto intraprendente, sveglia, dinamica, con le idee molto chiare. Apre un negozio di macelleria in via Firenze e conquista subito la simpatia dei pescaresi con le sue doti di semplicità e gentilezza.
Ha inizio così la favola della “bresciana”. Nel frattempo scoppia la guerra e con essa aumentano le ristrettezze economiche; la carne si acquista con la tessera e gli affari non vanno benissimo, a ciò si aggiunge il dolore per la morte del marito, avvenuta al fronte. Già da allora la “bresciana” ha con sé, in qualità di fedele aiutante, un giovane senza famiglia, si chiama Giuseppe Sciolè, per tutti “Peppino”.
Ancora oggi molti ricordano la sua allegria e spensieratezza. Finito il periodo bellico, la “bresciana” decide di cambiare tipologia di attività. La sua innata arguzia per il commercio le suggerisce di trasformare la macelleria in latteria, ed è così che nel 1948 nasce la latteria “La Bresciana”: il nome con cui tutti i pescaresi chiamano Noemi. Inizialmente si tratta di una semplice rivendita di latte, ma “la bresciana” non è certo il tipo che si accontenta; comincia a vendere anche le mozzarelle, il burro, qualche dolciume, la panna…
Nel 1953 rintraccia casualmente a Cremona un vecchio amico di famiglia. Si chiama Puscev, è un bulgaro che produce e commercia yogurt. Questi manifesta alla “bresciana” l’intenzione di ritirarsi e le propone l’acquisto dei macchinari della sua azienda. La bresciana non si lascia sfuggire l’occasione e, come al solito, la sua è una intuizione felice; comincia a produrre yogurt Bulgaro, così i pescaresi iniziano ad apprezzare grazie a lei un alimento che oggi è divenuto di uso comune, ma all’ epoca era ai più sconosciuto.
Nel 1963 la “bresciana” decide di trasferire l’attività (il negozio era troppo piccolo per la mole di lavoro), in un locale più grande, non molto lontano da quello originario. In via Trento trova ciò che fa per lei; è abbastanza grande, ha un bel magazzino ed è vicino alla vecchia sede, aveva capito che la zona era strategica. Gli affari vanno alla grande, ma la “bresciana” ha seri problemi di salute; non riesce a stare in piedi per tutta la giornata per via di una pessima circolazione. L’anno seguente decide di ritirarsi dal commercio e di vendere quindi l’attività.
E’ il 1964. Per lei è una decisione dolorosa, ma inevitabile. I potenziali acquirenti sono tanti ma a tutti la “bresciana” chiede un solo favore: quello di non cambiare nome al negozio. La sua scelta cade su un giovane, all’epoca poco più che trentenne. Vincenzo Bucciarelli non è certo uno sprovveduto in fatto di commercio; lavora dall’età di 13 anni ed ha esperienze lavorative nei locali più importanti di Pescara come la pasticceria D’Amico (chi non conosce il Parrozzo?), la pasticceria Ciro Quaranta, la birreria Dreher… Vincenzo lascia tutto così com’è, non cambia nulla, neanche l’aiutante, il famoso Peppino, che, seppur con qualche acciacco, continua a lavorare.
Nel 1975 viene improvvisamente a mancare il povero Peppino, ed è un brutto colpo per Vincenzo. Ma la vita va avanti così come l’attività lavorativa. L’intraprendenza di Vincenzo, nel frattempo, affianca ai classici maritozzi, mostaccioli, bombe e cornetti, la produzione del gelato, anch’esso rigorosamente artigianale. Attorno agli anni ’80, il figlio di Vincenzo, Pietro, comincia a collaborare all’attività e dal 2001 è il nuovo titolare.
La cremeria”Bresciana” per i Pescaresi è ormai un punto di riferimento, una vera e propria istituzione. In questo mondo ammaliato dal consumismo più sfrenato, dove tutto cambia velocemente, la “Bresciana” è sempre lì, ad addolcire e rallegrare con le proprie specialità il palato di tutti; da chi ha conosciuto personalmente la signora Noemi, a chi è cresciuto con Vincenzo e Pietro, e magari oggi accompagna i nipotini a far merenda alla Cremeria “Bresciana” e ne approfitta per gustare un maritozzo al sapore dei vecchi tempi.